L’adescamento di minori on line, chiamato child-grooming, consiste nel processo di interazione per mezzo del quale un soggetto – adescatore (di regola adulto) instaura un rapporto comunicativo condizionante con un minore per carpirne con l’inganno o con minacce il consenso e portarlo a compiere o subire atti sessuali o realizzare attività che ne comportano lo sfruttamento.
Cosa significa Grooming, adescamento
Grooming è un termine inglese che indica il comportamento di un animale che provvede a mantenere la pulizia e l’igiene di un suo simile. Ciò che succede durante le fasi in cui il cyber predatore si avvina ed instaura un’amizia con la vittima, “prendendosi cura”.
Il “groomer” si “mimetizza”, creando falsi profili o avvicinandosi alle vittime attraverso piattaforme di gioco o social, fingendo di essere un coetaneo o comunque utilizzando varie tecniche di adescamento.
Ai fini dell’integrazione del reato non è necessario che l’adescamento si realizzi e, se dovesse verificarsi, vi sarebbe l’applicazione di una circostanza aggravante; inoltre le persone offese possono essere solo i minori degli anni sedici.
Il caso
La sentenza n.3503/2021, in esame punisce il groomer che stava creando un rapporto di fiducia con la bambina, finalizzato ad atti sessuali.
L’uomo, in questo caso, aveva inviato foto e messaggi assolutamente espliciti e scabrosi ad una bambina di dieci anni, nell’evidente tentativo di carpirne la curiosità e la fiducia. Tale condotta integra il reato di adescamento di minori, previsto dall’art. 609 undicies cod. pen.
L’art. 609 undecies cod. pen. è stato introdotto dopo la ratifica della Convenzione di Lanzarote, con la Legge del 1.10.2012, n. 172 , che ha dato esecuzione alla Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale.
La Convenzione definisce «l‘adescamento di bambini a scopi sessuali» come «il fatto che un adulto proponga intenzionalmente, per mezzo delle tecnologie di comunicazione e di informazione, un incontro ad un bambino… allo scopo di commettere, in tale incontro, un reato… qualora tale proposta sia seguita da atti materiali riconducibili a detto incontro».
La sentenza del Tribunale di Salerno sottolinea come la fattispecie di cui all’art. 609-undecies c.p. rappresenta un reato di pericolo concreto, che non richiede il nocumento effettivo del bene giuridico tutelato, ma è volto a neutralizzare il rischio di commissione di più gravi reati a sfondo sessuale.
Il reato di adescamento
Nel caso in esame, l’uomo “perché, mediante l’utilizzo della chat “(…)”, adescava la minore di anni 10 (…) attraverso atti consistenti in messaggi, foto e video a sfondo sessuale, inviando alla stessa un’immagine ritraente il suo organo genitale, proferendo espressioni del tipo “Di me ti puoi fidare, ti farò divertire, …….
In tale circostanza la Suprema Corte ha affermato che “le condotte artificiose, lusinghiere o minacciose volte a carpire la fiducia del minore divengono sanzionabili a titolo di adescamento quando risultino finalizzate al compimento di reati di sfruttamento o abuso a danno del soggetto vulnerabile.
Il dolo specifico nell’adescamento
Il legislatore, dunque, ha anticipato la tutela penale alle condotte preparatorie dei reati al quale la volontà dell’agente è finalizzata; proprio con riferimento al dolo specifico, è richiesto che l’autore agisca con la coscienza e volontà degli elementi oggettivi della fattispecie, ad eccezione dell’età della vittima. Infatti, l’art. 609 sexies c.p. prevede che per i reati in materia sessuale, compreso quello in esame, l’autore non possa invocare a propria scusa l’ignoranza dell’età della persona offesa, salvo che si tratti di ignoranza inevitabile”.
La Corte di Cassazione ha quindi precisato che, in tema di reati sessuali, in forza dell’art. 609-undecies c.p., il reato di adescamento di minori si configura soltanto quando consiste in una condotta a forma libera oggettivamente volta “a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce” con il dolo specifico della commissione di uno dei reati sessuali previsti dalla disposizione.
Sentenza Tribunale di Salerno Sezione III penale Sentenza 18 novembre 2021 n. 3503
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